per il Sacro Monte le statue di Adamo ed Eva per la prima cappella e ben trenta
«innocentini trucidati», che sono da identificare con quelli disseminati qua e
là tra i gruppi del Borgnola, ricevendo in compenso Lire 300.
Il compito di dipingere i puttini viene affidato al pittore Domenico Alfano di
Perugia, pure lui attivo allora al Sacro Monte. Gli viene inoltre dato l’incarico di
colorare la statua di Erode, di eseguire il sontuoso trono ed il baldacchino, che
erano solo stati affrescati sulla parete di fondo dai Fiamminghini, cosa che egli
farà sollecitamente, dipingendo in oro e blu il trono, gli stessi colori che si adotteranno nei successivi decenni per la maggior parte degli altari lignei valsesiani.
Per questi lavori verrà pagato il 28 ottobre 1595.
In quell’anno dunque è conchiusa tutta l’impresa della Strage degli innocenti.
Infatti, già fin dal 7 maggio 1590 Battista Rovere detto il Fiamminghino
aveva ricevuto l’incarico di affrescare le pareti e la volta della cappella con atto
rogato dal notaio Giovanni Battista Albertino, lavoro che dovette iniziare ben
presto con la collaborazione del fratello Mauro e condurre rapidamente a termine, anche perché negli atti della visita vescovile del settembre 1593 si è visto che
la cappella è già data per finita, sia pur da poco tempo.
L’opera dei Fiamminghini è testimoniata, oltre che dal contratto, anche dalle
due statue già ricordate, che li raffigurano presso il trono di Erode, eseguite dal
RSTI, ossia dal Prestinari, proprio nell’anno di inizio del ciclo pittorico. A loro
la riferirà giustamente anche il Fassola nel Seicento.
Ma nel secolo scorso il Bordiga, ignorando l’esistenza dei pittori Battista e
Mauro della Rovere detti i Fiamminghini, avendo letto nel testo del Fassola che
autore dei dipinti era stato il «Fiamenghino», credette che questo soprannome
dovesse riferirsi ad un altro pittore di origine fiamminga, operante in quell’epoca ed attivo per di più alla corte di Torino presso Carlo Emanuele l°, ossia
Giovanni Miei di Anversa, e cosi attribuì al Miei, che mai fu al Sacro Monte,
tanto gli affreschi della cappella di Adamo ed Eva, quanto questi della Strage degli innocenti, quanto ancora quelli dell’Entrata di Gesù a Gerusalemme, seguito
ovviamente da molti altri autori, compreso il Cusa.
La cappella, grazie all’opera del Borgnola, di Michael Prestinari e dei Fiamminghini risultò una delle più grandiose ed impressionanti di tutto il Sacro
Monte.
Come acutamente nota il Testori essa venne a fare da «cardine», a segnare
la svolta tra l’ormai stanca tradizione gaudenziana ed il nuovo capitolo dell’arte
del Sacro Monte, col Tabacchetti e soprattutto con Giovanni d’Enrico ed il
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Cappella - 11