poste in mezzo di luoghi da sedere, acciò potessero quelli che arrivano stracchi quivi
rinfrescandosi riposare; il che oltre il commodo che se ne riceverebbe, renderebbe
detta porta meravigliosamente ornata, conueniente al bel paese che dentro si richiede et alla copia di così belli ed ornati edifitii che quivi si vedono».
Quasi contemporaneamente la guida del 1566 edita a Novara dal Sesalli così
si esprime;
«E di muraglia cinta d’ogni intorno
La sommità del monte, che l’entrata
Ha d’una porta di lavor adorno
Di marmor ben composta et intagliata...»
e nel proemio in prosa cita «la porta de l’entrata, fatta da poco tempo in qua»,
mentre nella ben nota xilografia Ritratto dei Monte di Varallo che accompagna
la stessa guida è messo in particolare evidenza tutto il grande giro delle mura su
cui campeggia al centro la porta con la vistosa scritta che la indica.
In una successiva planimetria del monte, appartenente alla raccolta Ferrari
dell’Ambrosiana di Milano, tracciata dopo l ’accantonamento del progetto del
Libro dei Misteri (circa 1575) compaiono quasi a conferma non solo la pianta
della Porta Maggiore esattamente come si presenta nella realtà, ma anche ampi
tratti di mura, sia ad occidente sopra la strada che sale da Varallo, che ad oriente,
in direzione diagonale, lungo il sentiero che scende verso la Madonna del Cuore.
Come si è visto dunque la Porta Maggiore nel 1566 era già eretta da poco tempo, quindi la si può ritenere terminata verso il 1565. Ne furono committenti il
milanese Giacomo d’Adda e la sua consorte, la varallese Francesca Scarognini.
Presso l’Archivio d’Adda di Varallo si conserva un disegno corredato di notazioni tecniche che può considerarsi autografo dell’Alessi e che costituisce certamente il progetto esecutivo della porta tracciato perciò poco dopo il 60, disegno
improntato ad una sobria monumentalità di apparenza classicheggiante pur
richiamandosi a moduli manieristico michelangioleschi. L’accuratissima esecuzione deve essere avvenuta ben presto seguendo con scrupolosa fedeltà tutta la
parte centrale col grande fornice, le severe lesene tuscaniche, la trabeazione (con
qualche lievissima variante) ed il caratteristico timpano, ma riducendo sensibilmente le due brevi ali laterali architravate che accentuavano il carattere manieristico e dilatavano orizzontalmente la fronte dell’edificio. Ne è risultata così una
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La Porta Maggiore