struttura più contenuta ed armonica, lievemente più slanciata ed è da credere
veramente che la variante adottata sia stata voluta dallo stesso progettista anche
per raccordare meglio la facciata con il retrostante corpo della costruzione di
dimensioni lievemente inferiori e ricoperta da una piccola volta a crocera. Ce ne
dà conferma il Libro dei Misteri. Infatti l’ampia didascalia che fiancheggia il
disegno della porta avverte che «si trova già fabbricata nobilissimamente tutta
di marmo», prova evidente della piena soddisfazione ed approvazione dell’autore, ed il disegno stesso rivela poi anche una perfetta aderenza all’opera eseguita in tutte le parti, comprese le ali e la trabeazione. Solo la fantasia manieristica
dell’Alessi aggiunge a maggior sontuosità e splendore la proposta di due ricchi
orecchioni a volute e palmette, tipici proprio delle facciate controriformistiche,
che non verranno mai eseguiti, come raccordo con i muri laterali, così come non
saranno mai realizzati ai lati della porta stessa i sedili «i quali faranno requadramento a la piazza che essa porta haverà davanti», né gli scalini d’accesso, né le
due fontane l’una di fronte all’altra «che oltre al comodo che se ne riceverà renderanno inestimabile vaguezza all’ingresso di detta porta» come scrive l’Alessi. Si
inciderà invece sull’architrave il celebre distico:
Haec nova Hyerusalem, vitam summosque labores atq(ue)
Redemptoris singula gesta refert.
che una assai tarda e dubbia tradizione vorrebbe attribuire a S. Carlo Borromeo.
E proprio attraverso questo nobilissimo ingresso monumentale, prologo veramente degno dell’eccezionale complesso della Nuova Gerusalemme varallese,
passò ripetutamente il santo arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, passò suo
cugino cardinal Federico, passarono attraverso i secoli santi e prelati, sovrani
illustri come Carlo Emanuele 1° di Savoia e re Carlo Alberto, celebri personaggi
storici, artisti famosi ed una folla immensa di umili pellegrini e di visitatori.
La Porta sarà anche di esempio per l’erezione di varie altre nella valle come
quella del borgo di Varallo ed in età barocca della Porta Aurea sullo stesso Sacro
Monte, di quelle di Boccioleto, di Carcoforo e di Cervatto ormai in gran parte
smantellata.
Con l’andar del tempo presso la Porta Maggiore sorgeranno l’osteria e delle
botteghe, come ricorda il Fassola nel 1671, che deturperanno in parte l’ambiente. Sorgerà poi nell’800 l’edificio dell’albergo che lo comprometterà ancor di
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