STILELIB(e)RO Racconti di periferia | Page 80

Se mi vuoi ancora Carla ascoltò il segnale orario della tv: erano le nove e mezzo di sera. "Molto strano. Non ha telefonato, non ha lasciato un biglietto, un messaggio di qualsiasi tipo... niente di niente", pensò tra se mentre si alzava per sgombrare il tavolo dai resti della sua solitaria e ristretta cena. Ultimamente si era appassionata, o fissata, con gli yogurt ai frutti di bosco, perlomeno così era riportato sull'etichetta. Mentre posava nel cestino la confezione ormai vuota del suo alimento preferito del momento, sentì il 'verso' del citofono. Era quasi un mese che non si riusciva a capire una parola di quel che passava dentro. A causa di qualche contatto difettoso, quando era attivato, si esprimeva come un improbabile uccello esotico. Carla non ci provò nemmeno a chiedere chi fosse, spinse semplicemente i tasti per aprire la porta centrale e per l'illuminazione nelle scale. Pensò che fosse Gabriele. Era già successo che dimenticasse le chiavi al lavoro. Quando, nonostante avesse lasciato la porta aperta, sentì bussare discretamente, Carla realizzò con disagio che, primo, non poteva essere Gabriele, e secondo, che si era comportata con molta leggerezza. Se alla porta ci fosse stato qualche malintenzionato, stava rischiando di passare un brutto quarto d'ora. Con molta apprensione si diresse verso la porta. Non sembrava un malintenzionato: quelli non bussano. Anzi, a dirla tutta, era un tipo intimidito dalla situazione: – Mi scusi. Sono veramente costernato di piombarle in casa... a quest'ora. Ma le assicuro che non ho potuto farne a meno, non so come sia successo, ma... non avete mica la sagra della sfiga nei dintorni? – disse guardando negli occhi Carla che non potette fare a meno di sorridere. Poi continuò, – a circa tre chilometri da qui ho dovuto cambiare una gomma. Sono risalito in macchina. Io non gioco quasi mai la schedina. Sabato scorso l'ho fatto. Sono