– Ma...
– Sì, sono Matteo. Sono contento che ti ricordi di me... anche se non capisco perché al
citofono mi hai chiamato Roberto. Sarà stato un lapsus, sai, quando siamo soprappensiero
non siamo proprio in noi e siamo molto labili. Pensa che molti casi polizieschi...
Era il suo investitore: il fiume verbale che le riversò addosso, fece diradare il torpore che
preludeva alla tranquilla notte di sonno che Laura si aspettava e che aveva progettato
rinunciando alla serata in compagnia.
Ovviamente, era perfettamente inutile dire a quella macchina sputa parole che il 'Ma'
pronunciato alla sua vista, era una congiunzione di sorpresa causata dalla sua inaspettata
presenza, e non il 'Ma' come contrazione del nome Matteo! Tra l'altro non ricordava
assolutamente che si chiamasse così. Non le restò altro che attendere pazientemente che il
tipo giustificasse la sua presenza:
– Non so se ci hai fatto caso, ma abitiamo vicinissimi. Precisamente io abito in via
Marconi, la strada parallela alla tua...
No, Laura non ci aveva fatto caso e non le sembrava così sconvolgente saperlo. Matteo
continuò imperterrito:
– Il fatto è che, avendo cambiato agenzia assicurativa da poco, ci sarà, per quanto
concerne la copertura economica dell'incidente, un po' di lungaggine burocratica... Beh,
visto che abitiamo a due passi l'un dall'altra, ho pensato di venire a dirti personalmente di
non preoccuparti. Insomma, ci metteranno qualche giorno in più solo per questo.
Finalmente si fermò. Ora si udivano solo le voci di Stanlio e Ollio in tv, ma il loro
parlottare era roba... da ridere, confrontato a quello di Matteo. Tuttavia, superato il primo
impatto, Laura si aprì in un sorriso e lo invitò ad accomodarsi. Dovette riconoscere che lui
era stato carino a venire direttamente per rassicurarla: in fin dei conti avrebbe potuto
sbrigare la faccenda con una banale telefonata o, lasciare il compito alla stessa agenzia...
che lo farà comunque. Parlarono del più e del meno. Fino a quando Matteo diede
un'occhiata al suo orologio, alzandosi di scatto: erano già le undici e un quarto di sera:
– Ma che idiota, ti sto facendo perdere tanto di quel tempo... è tardissimo. E' la notte di
Natale, sicuramente ti stanno aspettando a cena da qualche parte. Scusami, vado via
immediatamente...