STILELIB(e)RO Racconti di periferia | Page 75

mattina la portò da Roberto. Avere un fratello carrozziere fa veramente comodo: le disse di non preoccuparsi, feste o non feste, gliela avrebbe consegnata in tempi brevi. L'investitore... già. Si trovò a pensare a lui senza risentimento. Forse perché si era mostrato preoccupato con sincerità. – Accidenti a me... Si è fatta niente? E' tutto a posto? Ha battuto da qualche parte? E... L'aveva sepolta di domande. Dopo aver sbrigato le formalità assicurative, volle portarla a tutti i costi al bar. Anzi, alle sue rimostranze, le aveva proposto un'ineluttabile scelta che, a posteriori, adesso, al solo pensiero le veniva da ridere per l'aspetto comico che al momento le era sfuggito. Dovette trattenersi per non ridere per strada: – Scelga, o al bar o al pronto soccorso. Le aveva detto proprio così. Che matto! Come se i due posti si equivalessero! Lei aveva scelto il bar per un mucchio di sacrosante ragioni: non aveva nemmeno un graffio, non voleva perdere una mattinata in ospedale, e non voleva far da balia al suo investitore che sembrava molto più malmesso di lei stessa. Finalmente la porta di casa. Posò i sacchetti, estrasse le chiavi e aprì. Il rumore secco della porta, che si chiuse alle sue spalle, decretò la fine della giornata. Era arrivata la sera della vigilia. E il cenone di Natale. Ma, per Laura il cenone costituito da insalata in quantità industriali e yogurt alla fragola, sarebbe finito circa alle otto di sera: come tutte le sere. Gli inviti che aveva ricevuto non erano riusciti a farle cambiare idea: quella mezzanotte di Natale l'avrebbe festeggiata nel tepore del suo letto. Roberto e Anna, suo fratello e sua cognata, avevano insistito fino allo stremo. Laura ringraziò e disse che, almeno per quell'anno, a mezzanotte, il benvenuto a Gesù bambino glielo avrebbe dato in sogno. Laura si apprestò a lavare quel poco che aveva usato per la sua solitaria cena. Mentre le mani in modo automatico si muovevano sotto il getto dell'acqua, guardò dalla finestra la pioggia che faceva cadere rade e microscopiche perline lucenti sul formicaio degli ultimi compratori ritardatari ad oltranza: da quella finestra dell'ultimo piano non poteva vederli, ma ne intuiva la presenza e, quasi, ne sentiva il respiro affannoso per la ricerca di un ultimo negozio aperto da visitare alla ricerca del regalo giusto. La tv proponeva un vecchissimo film con Stan Laurel e Oliver Hardy: l'usurata gag dell'asse portata a spalle da Stanlio che, nei suoi scriteriati e svagati movimenti colpisce, come una nemesi, il