"Buon viaggio nonno, non so esattamente, dove tu ti stia dirigendo. Tuttavia sono sicuro
che sia un posto importante. Così come so che non potevi rimandare, se no l'avresti fatto
vero? Certo, ieri sera mentre sei venuto a darmi la buonanotte potevi dirmi qualcosa, che
so... Mi sarebbe bastato: ‘Mi raccomando, in mia assenza pensaci tu a dare l'acqua
all'orticello. Non dimenticare di accudire il canarino’. Ma se non l'hai fatto un motivo serio
c'è stato. Sicuro”.
Mi guardavo in giro e vedevo il nero dei vestiti .
Fuori c'era il sole ma i suoi raggi non riuscivano a penetrare dalle finestre della piccola
chiesa romanica.
"...Comunque, caro nonno Sergio, anche se non ti è riuscito di dirmi qualcosa, non
preoccuparti per l'orticello e per Pucci, ci penso io: è una promessa. Solo una cosa, appena
arrivi e sbrighi tutte le pratiche, appena hai un momento libero, perché io lo so che in cielo
c'è un sacco da fare: lucidare il disco del sole quando tramonta. Spazzare le nuvole scure.
Preparare i catini d'acqua per le piogge estive. La neve per l'inverno e chissà quant'altro
ancora. Ecco, intanto mi saluti nonna Erica e nonno Carlo, nonna Filomena e nonno Pietro.
Digli che sto bene. Sì, ho avuto un po' di febbre l'altro ieri, ma sto già molto meglio. Digli
che penso a loro spessissimo e, niente, appena hai un attimo libero se ti riesce, raggiungimi
in sogno".
Guardavo l'altare, i fiori, la gente. Qualcuno piangeva nell'ombra di una colonna.
Per la prima volta, da quando ero nato, sentii l'odore del niente.
Percepii il mondo come una valle vuota. Che motivo aveva la gente a restare in un posto
del genere? Ed io?
Fu quella la prima volta che la vidi, bellissima.
Mi sorrise.
Me ne innamorai perdutamente e mi liberò dallo squallore.
Istintivamente guardai verso le mie scarpette da ginnastica: l'orrendo e glaciale baratro
che mi aveva fatto precipitare in quella valle disperata si era dileguato. Sparito. Scomparso
alla vista e all'olfatto: non vedevo più il suo nero cupo; non sentivo più il pungente odore di
muschio marcio che lo infestava.
Ormai sapevo che lei frequentava quella chiesetta ed io non feci altro che andarla a
trovare tutte le volte che ero libero. Le usavo molte attenzioni: fiori di campo, maniere
cortesi, voce bassa, silenzi prolungati e infinite preghiere affinché non mi lasciasse mai.