Coop. Tutte le mattine devo vuotare la mia nausea in un sacco di rabbia. Un sacco troppo
pieno ormai... e che non riesco a depositare da nessuna parte. Nel comune di Bologna ci
sono i cassonetti per tutte le diverse tipologie di rifiuti: vetro, plastica, carta e quant'altro,
ma niente per i sacchi colmi di disperazione; paura di non farcela; voglia di urlare che lassù
tra le nuvole qualcuno mi ha preso in giro costringendomi su questa stupida carrozzina..."
Davide finì il suo monologo interno e guardò la ragazza che, con minigonna e ombelico in
vista, li sorpassò. Continuò ad osservarla finché fu ingoiata dalla fiumana di studenti. Beh,
forse, stavolta la primavera aveva trovato l'argomento giusto per farsi fare un complimento:
sarebbe andato bene anche un commento comune, perfino volgare. Ma Davide si limitò a
pensare con acredine: "Per forza mi ha superato, è vestita con un francobollo che le copre le
mutande e con una maglietta corta rubata alla sorella undicenne... Con un peso così esiguo
addosso, siamo tutti capaci di correre..."
Correre... Correre... L'ossessione di Davide.
Intanto erano sbucati in piazza Verdi. Il formicaio variopinto di studenti, a questo punto
di via Zamboni, subisce una commistione con gli indigeni del luogo: i cani e i loro padroni.
Ovvero i punkabestia. Questi ultimi, inzuppati sin dalle prime luci dell'alba da qualsiasi
liquido scaccia pensieri, li salutano cordialmente con un 'ciao' strascicato e un gesto da
scaccia mosche. Barbara si ferma; sa che Davide ha voglia di coccolare uno dei loro cani. Il
pittoresco e sozzo popolo di piazza Verdi è l'unica comunità al quale Davide ha accordato le
sue simpatie. Il fatto che usino come cesso il mondo, che si presentino disinvolti nel loro
abbigliamento da straccioni del terzo millennio e, soprattutto, la loro completa disinibizione
a pretendere l'elemosina o come disse a Davide il più acculturato di loro, 'un contributo per
la sopravvivenza dei rappresentanti degli istinti selvatici umani spontanei che rischiano di
estinguersi', lo rendono ai suoi occhi autentico. Per loro la vita è fatta di bisogni elementari e
di incoscienza. Ed è quest'ultima che Davide vorrebbe al posto di quell'ingombrante
coscienza di se che lo schiaccia.
Dopo aver superato la rampa supera-barriere architettoniche, si fermano nel dipartimento
delle Arti Visive.
– Basta... andiamo via, fa con rabbia Davide. Senza alcun preavviso.
– Ma... obietta Barbara.
– Non ho voglia di assistere alla lezione di Storia dell'Arte, è così drammatico? Ribatte
cattivo lui.