STILELIB(e)RO Racconti di periferia | Page 47

La corsa di Davide La primavera, dopo un inizio incerto, si era finalmente decisa a regalare una giornata mite ai bolognesi. Le piogge improvvise e le escursioni estreme della temperatura avevano ceduto il passo al bel tempo: dopo un inverno che non si decideva più a togliere dal cielo il suo coperchio di nuvole grevi, finalmente una manciata di raggi di sole danzava con leggerezza sul vetri degli orologi da polso liberi dalle maniche dei cappotti. Per Davide l'evento era del tutto indifferente e poi non lo indossava nemmeno l'orologio. Il vento leggero gli scompigliava i capelli e gli solleticava le gote: la primavera voleva la sua attenzione e pareva dire, 'via... sono stata un po' capricciosa all'inizio, lo riconosco. Ma ero piccina. Ora, invece, sono maturata e mi piacerebbe che tu mi manifestassi il tuo assenso... mica chissà che cosa: un sorriso, una parola, un semplice gesto... accetterei anche uno sberleffo comico.' Davide pensò che, fosse per lui, la stagione dei fiori poteva anche andarsene a passeggiare sotto i lampioni dei viali di Bologna in cerca di clienti. Via Zamboni era al solito pullulante di studenti che correvano in tutte le direzioni; ma soprattutto da e verso le due torri. Davide e Barbara non venivano comunque dal centro. Si erano immessi in quel via vai, provenendo da una stradina laterale. Non è molto semplice, a volte, passeggiare sotto i portici. Non almeno con una carrozzina. Barbara era quella che spingeva. Davide, quello spinto. E quello che pregava che via Zamboni e tutta la sua architettura medievale venissero giù in una frazione di secondo: schhhhhhh! Con poco rumore; come un pallone gonfiato. "Pallone gonfiato!... Chissà chi è stato il mega-genio a coniare questa definizione. Con solo due parole posso descrivere qualunque signor 'Sotuttoio': da chi fa il cialtrone alla Camera dei Deputati, all'ultimo infermierucolo, mediconzolo, o professore da quattro soldi che tratta la mia vita in puro stile 'quattro salti in padella'... Come se la vita, la mia vita e... la mia maledetta infermità, fossero risolvibili con una pacca sulla spalla e un surgelato della