STILELIB(e)RO Racconti di periferia | Page 29

anche abituata a far tardi la sera... ma solo per ragioni di lavoro: nel giorno di chiusura settimanale, spendeva il suo riposo tra la spesa al supermarket, un film visto al cinema il pomeriggio e, infine, cena davanti ad una tv soporifera che la spingeva ineluttabilmente a letto. Erminia non era uno schianto, ma nemmeno banale: quando si truccava (negli ultimi tempi non ci pensava più; l'ultima volta l'aveva fatto circa un anno fa, quando fece da testimone di nozze ad una sua amica d'infanzia) poteva anche sembrare bella. Infatti, qualcuno che l'aveva giudicata bella l'aveva trovato. Anche lui era un tipo; non da poter partecipare ad un concorso di bellezza maschile, ma con un suo particolare fascino. Forse perché faceva il medico. Comunque si misero insieme. Non è che fossero bene assortiti. A lei interessavano i libri di cucina, le avventure e disavventure dei vip che leggeva sui settimanali di gossip, i film dove erano assicurati finali mano nella mano (i film col finale drammatico li evitava; era informatissima sulle trame dei film in circolazione) e, soprattutto, il ballo, non per niente era iscritta ad un corso di danza che frequentava assiduamente. Lui invece amava il jogging (per correre si alzava quando ancora i lampioni notturni illuminavano il pasto dei gatti miagolanti nei cassonetti dell'immondizia), le notizie politiche delle varie testate che riassumeva ad un'Erminia del tutto incapace di apprezzarle (non era colpa sua se la politica non l'appassionava), la filosofia e, ovviamente, la medicina. Si erano conosciuti in un viaggio-vacanza; su una nave che faceva rotta verso sud. Per Erminia era la prima volta. Aveva sentito parlare così bene di quel genere di vacanza che, quando si trovò su quell'isola galleggiante tra i gridi dei gabbiani, si sentì partire per un sogno. All'ora di pranzo si ritrovò seduta e senza appetito. Il ristorante della nave ospitava i suoi cacciatori di felicità che sorridevano alla leggera brezza marina che s'insinuava al suo interno con cortese discrezione. C'erano anche dei bambini che, a differenza di Erminia troppo presa dall'evento per desiderare di mangiare, si tuffavano nei loro piatti con voracità. Uno di loro, cercando di tagliare col coltello un'oliva verde, le fece un regalo trasferendo quest'ultima direttamente nel suo bicchiere d'acqua per mezzo di un salto magistrale. L'acqua, a causa della salsina che avviluppava l'oliva, iniziò immediatamente ad assumere una colorazione limone maturo. Il bambino, meravigliandosi esso stesso della sua prodezza, guardava con viva curiosità il bicchiere come fosse un mini acquario giallo-verdastro con mini pallone da rugby incorporato. Attilio rise con spontaneità all'espressione di sorpresa che si era disegnata sul viso di Erminia che, aveva visto tuffarsi