– Ma figuriamoci... non è mica colpa sua se lei è Patrizia ed io – , a questo punto Paolo,
con studiato tempismo, si bloccò facendo scorrere qualche frazione di secondo, – ...plebeo!
– Si risolse finalmente riprendendo il sorriso iniziale.
Patrizia. Plebeo. Come un fiume liberato dai tronchi caduti durante la tempesta di
finzione che Paolo aveva saputo inscenare, la risata cristallina di Patrizia si riversò nell'aria.
Paolo era stato molto abile a giocare sul significato del suo nome, dimostrandosi acuto e
pronto ad improvvisare per catturare la sua attenzione. E c'era perfettamente riuscito. Anzi,
non ci aveva mai pensato, ma, quando quella sera cadde stanca e assonnata sul letto,
cominciò a considerare il suo nome come discriminatorio nei confronti dei... plebei, come
aveva scherzato lui. Poi, prima di scivolare nel sonno, sorrise a se stessa e alle sue
nevrotiche idiosincrasie: un'operaia di una cartiera che si complica la vita facendo un'esegesi
sociologica anche sul proprio nome, 'ma fammi il piacere...' disse a se stessa. E si
addormentò.
In appena due giorni, anche a causa dell'ormai scarsa presenza di avventori, Paolo e
Patrizia diventarono amici e... si profilava anche la possibilità di diventare qualcosa di più.
L'albergo di Paolo e Arturo, il fratello, tutti gli anni, appena si approssimava la prima metà
del mese di maggio, iniziava a essere frequentato come un formicaio. Lavoravano senza
tregua e riposo fino alle prime due settimane di settembre. Poi, come un oceano
improvvisamente acquietato dalla caduta del vento, diventava preda della bonaccia:
– Per certi versi, è una fortuna –, le spiegò Paolo, – lavorando come bestie da soma per
tutta l'estate, non ce la faremmo mai, Arturo ed io, a sostenere quel ritmo per tutto l'anno.
Patrizia e Paolo, almeno per adesso, erano diventati grandi amici.
– Guarda qua, ecco: questa è l'agenda estiva del prossimo anno. Tutto prenotato fin
d'adesso. Siamo fortunati da questo punto di vista. Avevamo anche pensato di ingrandirci
per ospitare clienti anche nella bassa stagione, ma questo significherebbe costruire piscina,
campi da tennis, parco giochi per i bambini, discoteca interna, allargare le cucine, assumere
altro personale... Insomma, bisognerebbe investire una cascata di denaro... Senza contare
che dovremmo abituarci a dei ritmi lavorativi diversi da quelli attuali – , la sua voce si fece
più bassa mentre osservava la spiaggia deserta percorsa da un vecchio ombrellone che in
balia del vento dispettoso, a volte moriva sulla sabbia come una ballerina esausta, e a volte,
quando qualche raffica mostrava i muscoli, si rianimava come un cerbiatto spaventato da un
tuono, – e poi, qui sentiamo molto la natura... le sue leggi. Per noi, tutte le volte che si