STILELIB(e)RO Racconti di periferia | Page 22

Fabrizio La stazione ferroviaria della sua città era come il solito gremita. Dovette avanzare piano per avvicinarsi al sottopassaggio che l'avrebbe portata verso la fermata dei taxi. Ogni tanto qualcuno lo urtava. Pochi chiedevano scusa. Non per maleducazione, semplicemente perché non si usa più. L'impressione è questa, perlomeno. Lo speaker annuncia instancabile, professionale e con voce impersonale i treni in arrivo e in partenza: spara le sue parole in modo continuo e metodico, senza posare mai la pistola nella fondina. Solo nella galleria i suoi proiettili verbali sparano a salve: l'eco li rende inefficaci alla comprensione. Patrizia rimpianse la piccola cittadina con la sua stazione mignon che si era lasciata alle spalle alcune ore prima: due soli binari; una piccola sala d'aspetto (per un’idealista come lei era il simbolo della vera giustizia e un manifesto dell'uguaglianza: niente classi tra gli uomini, un pensiero che la rappresentava sin da quando era adolescente); una fontana che, con l'acqua che si raccoglieva alla sua base, dissetava anche i vispi passerotti e, alcune violette curate e tremanti al primissimo vento freddo d'ottobre. Patrizia era stata costretta a rimandare le agognate vacanze estive. Per lavoro. Sembrava che tutto a un tratto il mondo avesse bisogno di tutta la carta disponibile... e, niente. Staccare finalmente dalla routine lavorativa per andarsene per i fatti suoi, era impossibile. Lei e circa metà del personale furono 'pregate' di rimanere, causa forza maggiore, ancorate alle loro macchine fabbrica-carta. Così, al posto del mormorio della risacca o delle chiacchiere acute dei gabbiani, dovette sorbirsi per tutto il mese, fino all’intera prima metà di settembre il solito e ingombrante rumore della cartiera. Tuttavia, a volte, quando gli altri ci scompigliano i progetti, nascono delle situazioni così inaspettate e importanti, che da soli, non saremmo mai riusciti a pianificarle. Nemmeno se ci mettessimo tutta la razionalità possibile... anzi. E, se le nostre manifestazioni non fossero giudicate eccessive o perlomeno anomale, ci verrebbe addirittura di andare a ringraziare i nostri scompiglia-progetti. E Patrizia non vuole essere giudicata né eccessiva né anomala;