STILELIB(e)RO Racconti di periferia | Page 19

Il treno delle 7 e 15 Erano le 7 e 45. Giovanni, come tutti i giorni, stava accompagnando a scuola Giorgio. Il bambino era suo fratello, aveva otto anni e frequentava la terza elementare. Giovanni, 37 anni compiuti e una laurea in giurisprudenza, lavorava come sindacalista. Doveva correre e sbrigarsi. Era lui che apriva l’ufficio. La scuola era a due passi e si poteva raggiungerla a piedi. Sotto il solito ponte della ferrovia, quella mattina, c’era una novità. Un tizio con un cappellaccio e un vestito strausato, con una barba da Matusalemme, aveva addossato contro il muro una capanna di cartoni. Era intento a scaldarsi 10 cc di latte su un fornetto da campo che, probabilmente, aveva rimediato nell’immondizia. Latte e fornetto. – Ma guarda, c’è un signore buffo: sembra Babbo Natale, esclamò meravigliato Giorgio. Babbo Natale proprio, no. Gli mancavano le renne, i campanelli, i regali. E la fortuna che, a quanto pareva, visto che era ridotto a servirsi di un ‘albergo’del genere, non gli aveva mai strizzato l’occhio. – Buongiorno, Babbo Natale! disse spontaneo il bambino. Giovanni si scusò con l’anziano che si era girato con un sorriso. – Ma si figuri, non mi offendo mica. Da bambino anch’io ci andavo matto per Babbo Natale. “Sì, peccato che non sia mai passato a regalarti qualcosa”, pensò amareggiato Giovanni. Più avanti, dalla casina della signora Marta, il telegiornale dava notizie sconfortanti: sul lavoro, la casa, la scuola, le famiglie che non arrivano alla fine del mese. Queste ultime venivano citate da tutti, da desta, da sinistra, dal centro e dal… baricentro di una società ancora lontana dal pensare veramente a tutti. Di solito chi le citava, non aveva questo problema. “C’è qualcosa che non torna, questi, con stipendi da califfo, son sempre lì a condannare chi non si attiva per livellare i bisogni delle persone: ma non sono ‘loro’ che