– …Sai, ho smesso di voler diventare tutto quel che io possa diventare: faccio solo cose
che mi piacciono e che mi appassionano. Senza grandi progetti, solo perché è bello farlo,
disse a Nicole.
– Scusami, c’è un’aporia nel tuo discorso, sì insomma, ti sfugge qualcosa: tu stai già
diventando tutto quel che tu possa diventare… proprio facendo le cose che senti di saper
fare, commentò divertita Nicole.
Una sera Marco andò a cenare da Nicole. La ragazza viveva in centro con la madre.
Marco salutò e si presentò a sua madre. Nell’attesa che gli spaghetti finissero il loro
gorgoglio nella pentola, si mise a osservare la sfilza di fotografie che ornavano il salotto.
Scatti magnifici. Soprattutto una foto lo colpì. Si riconobbe.
– Nicole, vieni… scusa, ma queste foto e soprattutto questa foto, chi le ha fatte?
– Ti piacciono? Sono immagini che mio padre presentò nella sua unica mostra della sua
carriera.
– Il fatto è che una foto identica, questa col bambino attaccata al cancello, ce l’ho in
casa… e quel bambino sono io.
Nicole lo guardò come lo vedesse per la prima volta, poi disse:
– È vero. Sei proprio tu. Ecco perché la prima volta che ti vidi mi sembrò di conoscerti da
sempre: ti ho avuto sotto gli occhi sin da quando ero una bambina!
La figlia di David continuò a guardarlo. In quegli occhi, negli occhi di Marco, le parve di
vedere distese di panni stesi al sole. E lo baciò.