STILELIB(e)RO Racconti di periferia | Page 16

Tutto sommato era stato gentile, ma per Marco, preso dal trip religioso, fu come aver parlato con un fariseo. E tale lo giudicava. Aveva preso l’abitudine di congedarsi dalla chiesa pregando e discutendo con Dio, fino alla chiusura serale delle 19. Lui si metteva lì in ginocchio e confabulava. A volte era così sentito il suo fervore, che diceva delle frasi a voce alta. Temistocle, seduto nel coro e in attesa di andarsene a casa, diventava nervoso: “Per la miseria, capisco l’amore per Dio, tuttavia l’orario è orario… mi fa chiudere tutte le sere 20 minuti più tardi!”, masticava. L’ultimo discorso che Marco pronunciò nel silenzio della chiesa deserta se lo ricorda bene: – Signore, io sono felicissimo che tu mi abbia scelto come futuro prete, ma, qualcosa mi mortifica. Insomma, vorrei una risposta a una domanda che mi assilla: come mai io sono stato scelto per fare una vita piena di sacrifici e, invece, al tipo che abita a fianco è concesso di spassarsela in maniera esagerata? Perche? Per qualche istante il ‘perché’ di Marco restò a echeggiare tra gli angeli dipinti nella cupola. Poi. Poi… Arrivò la risposta! – Marco mio, forse perché rompe meno i maroni. Ti prego di meditare. Medita… medita. Marco se ne andò a casa frastornato. Non gli sembrava un linguaggio da ‘superiore’ quello che era stato adottato come risposta al suo quesito. Poi trovò la chiave di lettura: “Ci sono, è una metafora. Quella risposta costituisce una metafora da interpretare!”. Ci mise tre mesi per capirne il significato nascosto. L’illuminazione avvenne nel solito bar sottocasa. Era seduto con due suoi compagni a bere coca cola, il quarto non c’era perché, come in ‘Quattro amici al bar’ di Gino Paoli, aveva preferito non combattere in periferia e con la famiglia si era trasferito in centro. I tre parlavano di cose cruciali. Specialmente Marco che cercava di convincere i due a seguirlo in seminario. Intanto, al banco, qualcuno commentò la corsa dei cani: – Vedrai che Furia arriva primo… stavolta Grinta, il cane che lo tallona sempre, rompe meno i maroni. Marco si bloccò di colpo e disse: – Ragazzi, non ci posso credere: o è Lui o è un suo parente! – Ma di cosa stai parlando? chiesero i due amici.