Martyrs si apre in positivo, con la fuga
di Lucie (Jessie Pham) dai suoi aguzzini,
e termina in negativo, con la creatura
che tormenta la povera bambina.
Questo prologo, che dura una manciata
di minuti, è stato scritto e sviluppato
con sapienza ed abilità narrativa. Esso
è denso di elementi e di significati che
acquistano e sviluppano tutta la loro
forza soltanto dopo la visione completa
del film.
Dopo il prologo, abbiamo il primo atto
che narra la vendetta di Lucie (Mylène
Jampanoï). Agli occhi del pubblico si
presenta una scena ordinaria di vita
familiare apparentemente armoniosa
che viene spezzata dall’improvvisa
irruzione della ragazza armata di fucile
e dalla successiva carneficina. Questo
atto raggiunge il proprio apice nel
confronto fra Lucie e il proprio senso di
colpa e termina con il suo suicidio.
Nel secondo atto Anna (Morjana
Alaoui), che fino a quel momento è
rimasta nell’ombra, entra in primo piano
rivelandosi la vera protagonista del film.
Questo atto comincia in modo rarefatto.
Tutti i personaggi del primo atto sono
morti ad eccezione di Anna, che si
trova sola in una casa di campagna
teatro della strage. Lucie è morta e
con lei sembra essere morta la sua
follia omicida e tutto quell’orrore che
si portava dentro fin da quando era
bambina. Poi la svolta: il ritrovamento
di una ragazza orribilmente suppliziata
nei sotterranei della casa. L’atto termina
con l’arrivo di Mademoiselle (Catherine
Bégin) e con la narcotizzazione di Anna.
Il terzo atto si articola in due tempi: il
martirio di Anna della durata di circa
venti minuti e le conseguenze di tale
martirio, altri quindici minuti includendo
i titoli di coda, che culminano con il
suicidio della Mademoiselle, ossia con la
morte del principale carnefice.
da solo costituire un film a sé stante.
Il primo atto sembra potersi inquadrare
nel cosiddetto genere del Rape and
Revenge, ma se in tale genere la vendetta
costituisce il momento catartico del