di aver trovato i suoi aguzzini, così
s’introduce nella loro abitazione e li
stermina.
Questa sinossi potrebbe costituire
da sola la trama di un film di circa
due ore e invece non è così. Quanto
narrato fino a questo momento,
Pascal Laugier lo concentra nei primi
tredici minuti di Martyrs. Da questo
è facile comprendere quanto sia
intensa la progressione narrativa del
film del regista francese. I particolari
si accumulano gli uni sugli altri. Un
dettaglio, una parola, un singolo gesto
o un semplice scambio di sguardi,
niente è lasciato al caso. Tutto serve
per caratterizzare i personaggi e per
preparare gli eventi che seguiranno.
E si tratta di una mera preparazione
narrativa, perché lo spettatore, per
quanto smaliziato e per quanto possa
essere stato messo in guardia dagli
slogan pubblicitari, non può avere la più
pallida idea del percorso che lo attende.
Pascal Laugier, dopo l’esordio con
Saint Ange, decide di alzare il tiro.
Se la sua prima pellicola è un film
piuttosto manieristico, che gioca
quasi esclusivamente sulle atmosfere
rarefatte e preparate con una cura
meticolosa, oltre che sull’eleganza
visiva, a discapito del ritmo narrativo
e delle così dette immagini shock,
Martyrs è il suo esatto contrario. Si
tratta di una pellicola dal ritmo veloce e
compatto che non lascia allo spettatore
un solo attimo per prendere fiato.
Anche in questo lavoro le atmosfere
sono preparate con una cura meticolosa,
ma Laugier, che ha abbandonato il
manierismo di Saint Ange, questa volta
racconta la violenza e la sofferenza. E
violenza e sofferenza trasudano da ogni
immagine.
Premettendo che Martyrs è un film
assai disturbante, doloroso, disperato e
rattristante, si avverte il lettore che nel
corso di questa analisi se ne riveleranno
tutti i principali colpi di scena incluso il
IT’S SHINY
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finale. Quindi, sconsigliando la lettura
preventiva di quanto segue, si caldeggia
vivamente la visione del film.
Poiché Martyrs è stato costruito con
una tecnica narrativa assai curata,
attenta ai tempi ed alla progressione
espositiva, si reputa necessario
svolgere prima un’analisi strutturale,
poi un’analisi contenutistica e, infine,
un’analisi artistica.
Da un punto di vista strutturale e
parafrasando uno dei capolavori di
Agatha Christie, la nuova pellicola
di Laugier è una tragedia in tre atti
preceduta da un prologo.
Ogni atto comincia con una valenza e
termina con la valenza opposta. E, prima
di procedere, è opportuno chiarire che,
quando si parla di valenza positiva e di
valenza negativa, non si vuole intendere
lo stretto binomio di bene e male, bensì
un insieme di emozioni e di situazioni
che siano in conflitto fra di loro.