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di crederci, anche se poi, certo, il punto era far correre le auto prima, è diventato spaccare tutto poi. E il problema forse più grosso di Furious 7, per come la vedo io, sta soprattutto lì, nella maniera un po’ pigra con cui è stato assemblato, riciclando in maniera abbastanza schematica il precedente film, tanto nella macrostruttura quanto in piccole cose tipo la - bellissima, intendiamoci - gag con cui fa il suo esordio il personaggio di Paul Walker. Insomma, se a tenere in piedi lo spirito della famiglia ci ha dovuto pensare in larga misura la morte di un attore, beh, c’è qualcosa che non torna. Aggiungiamoci che James Wan fa un buon lavoro, non sbava troppo, si destreggia bene nel macello che dev’essere stato dirigere per la prima volta un film dalle dimensioni simili, oltretutto nel contesto di una produzione che spinge così tanto sugli stunt veri, ripiegando molto poco su IT’S SHINY 27 MAGAZINE montaggio e computer. Epperò, allo stesso tempo, vai a sapere quanto per colpe sue, spreca totalmente Tony Jaa e Ronda Rousey, il primo ridotto a fare un po’ di parkour e nascondere qualche calcio in mezzo a un tripudio di montaggio, la seconda abbandonata a un combattimento un po’ anonimo (e, pure lui, strutturalmente identico a quello di Gina Carano in Furious 6). Va un po’ meglio coi due combattimenti fondamentali, quelli che coinvolgono il