SHINY MAGAZINE ITA 0 | Page 27

I minuti finali di Fast & Furious 7 omaggiano Paul Walker in una maniera che, nel contesto assolutamente grezzo che è quello della serie, riesce ad essere toccante, sincera, elegante, delicata. E ne viene fuori un momento completamente assurdo, una sorta trip metalinguistico in cui il settimo episodio di una saga cinematografica saluta l’attore più presente lungo i vari capitoli allontanandone il personaggio senza ucciderlo, ma in fondo accettandone la morte. Si parla di Paul Walker e se ne omaggia la vita mettendo in realtà a schermo quella di Brian O’Conner, quindi di un essere umano che la cui vita è durata appena le centinaia di minuti raccontate nel giro di sei film. Il montaggio saluta Brian, ma negli occhi di Dom e nelle sue parole si legge invece la sofferenza di Vin Diesel e il gruppo su quella spiaggia sta salutando il Keanu Reeves del discount che li ha accompagnati lungo tutta questa serie di bizzarri, assurdi, sconclusionati film. nell’adattarsi a una vita “normale” e nel rinunciare al brivido dell’azione. È un corto circuito assurdo, toccante, che in un certo senso percorre tutto il film ben oltre quelle immagini conclusive e finisce per rappresentare l’unica vera traccia drammatica di peso che regga davvero per quei centotrentasette minuti. Finisce per fagocitare tutto il resto e non per reale forza propria, ma per tutti i significati che inevitabilmente ci applichi mentre guardi il film. Ed è di fondo l’unico motivo per cui Fast & Furious 7 riesce a conservare un pizzico di quel coinvolgimento emotivo che ha sempre rappresentato l’anima forte della serie e qui lascia invece un po’ troppo spazio al casino totale, sempre e comunque, sparato a mille e urlato fortissimo. La vendetta di Deckard Shaw, lo scontro della famiglia contro la famiglia, aveva il potenziale per essere qualcosa di molto più forte, nel contesto della serie, ma viene sfiorata a malapena. Il zuccheroso tira e molla fra Lettie e Dom dovrebbe essere un po’ la spina dorsale del film, ma finisce per essere sacrificato. Quel che davvero passa in primo piano, e che probabilmente in origine non avrebbe dovuto farlo, perlomeno non più di quanto l’avesse fatto già nel sesto episodio, è il conflitto vissuto da Brian, la sua difficoltà IT’S SHINY 26 MAGAZINE Può sembrare assurdo perder tanto tempo a chiacchierare di storia e coinvolgimento per una serie che li ha sempre utilizzati come pretesto per fare altro ma, di nuovo, in fondo la forza di Fast & Furious, uno dei motivi per cui continua a funzionare tanto, sta anche nella capacità di spingere su quel pedale, di dare perlomeno l’impressione