SeaCastle Magazine SeaCastleMagazine n.1, luglio 2017 | Page 20

LE DONNE DELLA NOSTRA STORIA / WOMEN OF OUR PAST Luisa De Luna “la Duchissa” dello storico Giuseppe Vito Internicola E sistono personaggi della storia piuttosto interessanti che spesso destiniamo all’oblio. E’ il caso di Luisa De Luna, che fu baronessa di Castellammare dal 1592 al 1620. Veniva chiamata duchissa, perché duchessa di Bivona, titolo a lei spettante dopo la morte del fratello. Una contrada prossima a Castellammare ripete ancora il suo titolo e si chiama Duchessa. Era il luogo in cui la duchessa fece impiantare un vastissimo vigneto. Quella che in origine era detta contrada delle vigne delle eccellentissima duchissa per semplificare si disse popolarmente a la duchissa o semplicemente duchissa. Non è solo la curiosità del toponimo ad interessare quanto la figura stessa di Luisa De Luna. Era figlia di Pietro de Luna, duca di Bivona e barone di Castellammare, e di Elisabetta, figlia del viceré Giovanni De Vega. Del viceré il duca era strettissimo collaboratore. Luisa sposò Cesare Moncada, principe di Paternò e conte di Caltanissetta, erede di uno degli stati feudali più ricchi di Sicilia. Dopo appena tre anni di matrimonio, il marito morì in occasione di un combattimento e lei fu costretta a prendere nelle sue mani la gestione del vasto patrimonio feudale, anche per conto del piccolo figlio ed erede Francesco. Non rimase vedova inconsolabile. Passò presto a nuove nozze con Antonio Aragona, duca di Montalto, titolare anche lui di molti feudi in Sicilia ed in Calabria e che aveva una piccola figlia, Maria, di cui fu programmato subito il matrimonio con il principino Moncada. Il matrimonio previsto dei due bambini fu osteggiato dalla nobiltà, ma soprattutto dal viceré Marco Antonio Colonna. La duchessa non esitò a fare mosse spregiudicate per raggiungere il suo scopo. Fece nascondere in un monastero di Palermo la piccola Maria e, travestitasi da umile popolana, con un veliero raggiunse la Spagna e la corte per perorare la sua causa. Il re Filippo II le diede ragione ed il matrimonio si poté celebrare. Il viceré venne richiamato in Spagna 20 S ea C astle M agazine e in viaggio verso Madrid, mentre era ospite proprio di un parente di Luisa, morì per improvviso malore o di veleno, secondo il sospetto di qualcuno. Anche il secondo marito di Luisa ben presto morì e le duchessa si trovò ad amministrare pure i beni spettanti alla nuora. Intanto era morto, senza eredi, suo fratello Giovanni ed anche i beni della famiglia De Luna (ducato di Bivona, contea di Caltabellotta, di cui faceva parte Castellammare) erano passati alla sua gestione. La mala sorte si accanì ancora su Luisa. Anche il suo figlio Francesco morì ad appena 23 anni e solo la sua saggia reggenza, a tutela dei nipoti-eredi, riuscì ad evitare una crisi nel governo dei suoi stati feudali. Era una donna dotata di fortissima personalità, di naturale disposizione al comando. Non superficiale e molto precisa, per cinquant’anni, sia pure con l’aiuto di collaboratori saggiamente scelti, seppe amministrare il potere e la politica nei suoi territori feudali, dimostrando sempre indubbie capacità di gestione e di amministrazione, caparbietà per il raggiungimento di obiettivi ben definiti. Molto moderna nelle modalità gestionali, alla base delle sue scelte poneva la raccolta sistematica delle informazioni. Era convinta che bisogna conoscere per saper governare e per aver successo