che il sacco tremava leggermente in corrispondenza di dove,
secondo i suoi calcoli, si trovava lo stomaco.
Per la prima volta da quando maneggiava quei sacchi particolari, Willy la renna provò una certa paura.
Gli avevano detto semplicemente che la notte di Natale il suo
compito consisteva nel lasciare un po’ di quei sacchi in una
dozzina o poco più di abitazioni, di correre via come il vento
e non preoccuparsi di nient’altro.
Non era esattamente per Babbo Natale che lavorava. C’era
gran fermento in Lapponia, sorgevano nuove attività, nuove
fabbrichette. Presto si sarebbero messe a far concorrenza
allo stesso Babbo nel business natalizio. Come prima cosa
occorreva screditare il vecchio monopolista.
Willy, dapprincipio, credeva di essere d’accordo. Lui stesso
era stato licenziato da Babbo per una stupida storia di ghiande mancanti di cui l’avevano incolpato senza dargli modo di
spiegarsi. Era stato profondamente ingiusto, aveva provato
un grande rancore verso il suo ex-datore di lavoro e le sue
ex-colleghe renne che non avevano mosso uno zoccolo per
difenderlo.
Ma probabilmente se la “concorrenza” non l’avesse abbordato, proponendogli quel piano criminoso, da solo non sarebbe mai arrivato alle estreme conseguenze di vendicarsi.
Troppi pensieri, troppi guai.
Willy era più che mai deciso a seguire con ostinazione il suo
metodo personale, consisteva appunto nell’affrontare un
problema alla volta.
Non pensare al sacco, per adesso. Non puoi farci molto, per
il momento. E non pensare sempre al peggio. Non è detto ac-
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