me, nel quale si alternavano, con buon gusto, oggetti di antiquariato e prodigi della tecnologia. Si tolse il cappello ed il
suo riflesso apparve in una Smart-TV da ottantacinque pollici.
- Chissà questo come reagirà… - Persino Walter Sickert, o Jack
the ripper, come si faceva chiamare, se la fece sotto quando
lo vide. Lui, però, era stato un altro fallimento.
Traslò dal salone allo studio di Adam e lo trovò seduto alla
scrivania, intento a leggere alcuni documenti. Era un uomo
sotto la quarantina, con un bel volto, rovinato solo da un’espressione truce. Le sopracciglia quasi si toccavano, per
quanto era corrugata la sua fronte. Indossava un abito italiano, cravatta inclusa, e sembrava pronto per una apparizione
pubblica, piuttosto che per la notte.
- Sei puntuale. - disse Adam, senza alzare lo sguardo dalla
scrivania. - Apprezzo la puntualità. Ciò non di meno, non
sono felice del tempo che mi farai perdere stanotte. So che
non potrò liberarmi di te, quindi che sia. Dammi giusto un
minuto. Lo Spirito del Natale Passato quasi si spense davanti a tanta
calma. Rimase sbigottito ed osservò Adam scrivere un appunto sull’ultimo documento, raccogliere tutto il materiale
e riporlo nel cassetto della scrivania.
- In tutti gli anni che ho passato in giro per il Passato, io… sussurrò lo Spirito, più a se stesso che al suo interlocutore.
- Sai chi sono, ragazzo? - chiese, invece.
- Sì. Lo so. - rispose Adam, finalmente incrociando lo sguardo dello Spirito. - So che sei qui per il mio benessere… per la
mia redenzione… - aggiunse, sottolineando con un tono di
scherno le ultime parole - e che non puoi ancora mettere in
testa quell’orribile berretto. Andiamo. -
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