- Tu sei matto! - il giovane si sentì spaventato dalla richiesta,
ma poi si calmò subito cambiando atteggiamento - Cosa dovrei fare?
- Devi portare il bastone che reco con me, sull’altare dell’evocazione e sostituire il contratto di Erode con il mio, in modo
da legarlo a me.
Il giovane guardò il vecchio e con uno strano sorriso fece un
cenno di assenso. D’altronde cosa aveva da perdere. La vita
non gli interessava più da molto.
Il crepitare delle fiaccole spezzava le tenebre, illuminando
il palazzo residenziale del re Erode. La notte si era brunita
con grevi nubi formatesi sul palazzo, lasciando intravedere
solo la stella cometa lucente. Alcune figure si muovevano nel
cortile della struttura. Uno di loro, smunto, calvo e con un
naso aquilino, era vestito con un saio nero e impugnava un
rotolo di pergamena stando in piedi accanto ad uno scarno
altare, dove un capretto sgozzato perdeva sangue. Di fianco
a lui un uomo tarchiato e bruno, riccamente vestito e con in
capo una corona d’oro era circondato da molte guardie armate di lance.
- Mio sire, - serpeggio il sacerdote ammantato di nero - siamo pronti. La cometa è allineata e il contratto è scritto. Il rito
descritto sulla stele di Hammurabi è completo. Manca solo
l’evocazione.
- Bene, - ringhiò con voce baritonale re Erode – diamo inizio
allora!
Il sacerdote cominciò a recitare un oscuro e antico rituale
assiro.
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