no sul marmo lucido della piccola chiesa portandolo vicino
al maestoso presepe. La musica proveniva da un altoparlante posto al lato del diorama.
Quando il suo stanco sguardo si posò sul presepe, in un attimo la vista lo fece perdere negli intricati dettagli della maestosa opera artigianale. Attraversò i vicoli pieni di allegra
vita, bevve vino su di un lago fantastico, pascolò pecore in
verdi campi, vendette il pane nei quartieri colorati e omaggiò di una serenata classica la sacra famiglia, sulla cima di un
colle ai piedi di un tempio in rovina. Quale mano artistica e
sublime poteva creare tanto, non riusciva a figurarselo.
- Quasi nessuno festeggia più la nascita di Gesù, eppure il
Natale è prima di tutto questo. Di scatto si voltò osservando una figura solitaria e smunta
nella penombra delle panche, seduta in prima fila.
- C-come... La voce di una persona anziana proveniva dalla figura in ombra.
- Non tutti sanno come realmente andò la storia. - un lungo
attacco di tosse spezzò le parole del vecchio.
- Questo presepe; per un attimo mi ci sono perso dentro. È
fantastico. Sembra antichissimo.
- E lo è. È il più antico costruito, si deve ad un innominato Maestro Bolognese del milletrecento. - la sua voce arrancava, sofferente - Devi farmi una cortesia giovane. Abbiamo
poco tempo, aiutami ad alzarmi…
Quando i suoi occhi si abituarono al buio della sala, riuscì
a scorgere bene la figura dell’anziano interlocutore. Era un
uomo sull’ottantina, smunto e con una barba bianca incro-
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