ne tramonto, meglio se deviate verso sud. I tre aprirono la mappa. Presero un righello, fecero due conti. Melekh esclamò: - nove gradi? Ma è la distanza tra qua e il
mare Mediterraneo. Ci metteremmo una ventina di giorni... Il comandante si scusò: - Lo so, è un bel viaggetto. Ma non riusciamo a trovare un altro sistema. Prima partite e prima ci
incontriamo. Voi seguite la nostra traccia luminosa nel cielo.
Emetteremo plasma dai motori per illuminarci meglio. Presero un po’ di oro, spezie, profumi per scambiarli nel viaggio. Beltesha’tstsar era euforico: - Quando avemmo l’idea di
dire che eravamo maghi e astrologhi fu una genialata. Quasi
quasi mi dispiace andarmene. Ci eravamo sistemati niente
male... - E i tre partirono.
Ogni sera chiamav ano e da lassù gli dicevano che c’erano
quasi, se fossero andati ancora un poco più ad ovest...
Arrivarono a Gerusalemme. Nella locanda li avvicinò un funzionario del Re. Tra un bicchiere e l’altro gli confidarono che
erano grandi maghi, famosi astronomi, che venivano dalla
Persia. Perché erano lì? Bella domanda. Kantschvar, ormai
brillo, rispose che si muovevano in missione per conto di
Dio. Erano venuti fin laggiù dall’Oriente: - Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo
venuti per adorarlo. Il funzionario fu molto colpito. Rimase sbalordito quando
Kantschvar lo portò nel cortile e gli fece vedere la stella nova,
la nave Stella del mattino, che splendeva nel cielo notturno.
Quella sera la nave chiamò. Li avevano tracciati. Diedero le
indicazioni del luogo dell’appuntamento e i naufraghi sulla
mappa riconobbero il posto, un insignificante paesello lì vicino, Betlemme.
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