Gli altri due attraversarono la stanza e si misero in ascolto.
- Sono il comandante della nave stellare Stella del mattino.
Se mi sentite rispondete. La voce era gracchiante, si faceva largo tra crepitii e scariche
ma era comprensibile.
Kantschvar si lamentò della tempesta solare in atto. - Ti sento comandante. - State tutti bene? Melekh lo rassicurò: - Stiamo bene. Quando arrivate? - Stiamo a un’ora luce da voi. Siamo nella direzione di un pianeta gassoso con gli anelli. Ad impulso ci potremmo mettere
un paio dei giorni del vostro pianeta. Non possiamo usare la
curvatura. Questo sistema è pieno di pianeti ed asteroidi. I
vostri tracciatori funzionano? - Negativo, comandante. Ci siamo lanciati con la capsula di
salvataggio in fretta e furia e siamo finiti in un lago che chiamano Chichast. I tracciatori sono con tutto il resto sul fondo
di quel lago salato. Il comandante rimase per un po’ in silenzio. I tre sentivano
che si consultava con l’equipaggio. Poi: - Sentite... se noi non
possiamo trovarvi sarete voi a doverci vedere. Dateci qualche informazioni. Quel pianeta è grandicello. Melekh, Beltesha’tstsar e Kantschvar si guardarono. Beltesha’tstsar prese una pergamena, la aprì: - Allora, comandante... Se vi mettete in orbita, qui hanno cognizioni geografiche
limitate, sto guardando su una specie di mappa, dovreste vedere un mare interno. Lo riconoscerete perché è abbastanza
esteso. Sta tra tre continenti. Si chiama... Mediterraneo, mi
pare. Ma non ha importanza. Se vi orientate con l’asse di rotazione del pianeta fatelo in modo che il pianeta giri in senso antiorario. A destra c’è una penisola orizzontale. Dietro
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