L’euforia che lo pervadeva nei casi di vittoria non accennava a
presentarsi.
Il fumo che ristagnava all’interno del locale lo irritava. Ingollò la
birra d’un sorso in cerca di refrigerio.
Bill aveva lo sguardo allucinato, la fronte imperlata di sudore e i
capelli unti che gli franavano di continuo sul volto.
Sheringam arresosi ai richiami dei suoi demoni tentatori, beveva forte. Pareva sul punto di addormentarsi con le carte in mano.
La sua puttana non era più tornata.
Tutt’attorno il locale si era riempito, non come nelle grandi occasioni, certo, ma mister Forrest, il proprietario, non avrebbe
potuto lagnarsi.
Il complessino del saloon strimpellava da poco e dei coraggiosi
si erano lanciati in una danza sfrenata, aggiungendo l’odore di
sudore a quello del fumo.
Doveva avere soldi da buttare lo straniero, pensò Kenny, vedendolo roteare in una danza che pareva l’anticamera di un amplesso con Duchessa, la regina delle puttane del White Lady.
Beveva e danzava, palpeggiava e rovesciava, in quel turbine sfrenato, intere bottiglie di whisky sugli astanti, che si ritraevano
schizzinosi.
Kenny valutò se fosse il caso di invitarlo al tavolo, così da poterlo alleggerire di un po’ di contanti, ma quando incrociò il suo
sguardo delirante, decise di lasciare perdere e tornare a concentrarsi sul gioco.
Dieci globi di fuoco, un Apache con un arco in fiamme, una
squaw dagli occhi di brace che pareva ammiccargli e l’asso di
Fuoco.
Se fosse arrivato il fottuto Capotribù con la palla di sole stretta
in pugno, avrebbe inanellato una scala reale e tanti saluti a tutti
quei beoni.
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