che non erano morti subito tentando di resistere, avevano
subìto torture ingiustificabili; inflitte senza neppure l’obiettivo di estorcere informazioni. I superstiti, e fra questi non
aveva mai visto bambini, erano stati inviati sulla Terra per
un processo farsa seguito dalla fucilazione.
Questa volta sarebbe stato lo stesso. E lui che avrebbe fatto?
Niente, perché opporsi significherebbe finire davanti alla
corte marziale.
Si lavò forte la faccia con acqua fresca. Osservò ancora il suo
viso riflesso e si rese conto che non bastava a pulire la sua
coscienza.
L’abbordatore era un’unità sganciabile dalla corvetta. Sostituiva la navetta che non avrebbe trovato posto su un vascello così piccolo. Non aveva nessun sistema di propulsione e
nessuna possibilità di essere guidata. Funzionava scorrendo
in mezzo ai quattro fulmini azzurri, le “catene magnetiche”,
che guidavano l’abbordatore, come gli antichi binari dei treni, dalla corvetta al mezzo abbordato. Una ventosa permetteva l’attracco e un perforatore meccanico apriva il varco
nella struttura permettendo l’ingresso dei soldati.
L’abbordatore si staccò dalla corvetta, lentamente iniziò la
sua corsa verso il Conestoga. Gli uomini della Polizia Speciale controllarono le armature leggere e caricarono le armi a
raggi, il commissario accese il monitor interno.
- Voglio il capitano Castillo sul comunicatore. Deve inviare
alla Terra il mio rapporto e le prime immagini dei prigionieri. - Non è qui, signore, - rispose imbarazzato il secondo pilota
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