- non riusciamo a trovarlo. -
La porta pneumatica della sala magnetica si aprì scorrendo. Castillo entrò e fece fuoco con la sua pistola; gli addetti
all’arma, colpiti dal raggio regolato a bassa intensità, caddero a terra tramortiti.
Lucido nella sua azione disperata, afferrò un’ascia dalla sezione antincendio e si avventò sulle tubazioni dell’energia.
Colpi decisi e fendenti micidiali tranciarono anche i cavi più
grossi, scintille divamparono ovunque.
Alla fine tutto il sistema andò in crisi. Il capitano abbandonò
l’ascia e trascinò fuori gli uomini svenuti. Prima uno e poi
l’altro, richiuse in fretta la porta e si gettò a terra con loro
aspettando l’esplosione.
Ed esplosione fu.
La struttura della corvetta vibrò forte per il boato, in plancia altre spie si accesero oltre a quelle già accese durante
l’assalto con l’ascia. Fuori, nello spazio, le quattro scariche
azzurre si interruppero di colpo e l’abbordatore, senza più
guide, finì alla deriva.
Attraverso il monitor interno il commissario urlò di rabbia.
- Voglio sapere cosa diavolo è successo! Chi ha sbagliato pagherà! Non ebbe il tempo per una risposta. Procedendo per inerzia
l’abbordatore finì contro il Conestoga, fracassandosi. Il commissario morì all’istante con tutti i suoi uomini, i corpi straziati per l’effetto atmosfera zero uscirono lentamente fuori.
- È successo qualcosa, - disse esultante il pilota del cargo - le
catene magnetiche si sono spezzate, possiamo fare il salto! - Qualcuno, su quella nave, ci ha dato un aiuto. - sospirò sot-
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