missione concreta. Così si dividono le poche forze disponibili. - Seguiamo gli ordini della Polizia Speciale. In questi casi la
loro competenza è superiore a quella della Marina Spaziale.
- Ricevuto, Valhalla. Raggiungeremo le coordinate fra quindici minuti. Il capitano Alejandro Castillo chiuse la comunicazione e tornò a sedersi sulla sua poltrona di comando. Davanti a lui,
sullo schermo video, le stelle venivano incontro, vomitate
dal cosmo nero.
- Dobbiamo prenderli vivi, colpite la nave solo per fermarla.
Intesi, capitano? L’uomo che aveva parlato stava in ombra alle spalle di Castillo. Occupava una delle poltrone per gli osservatori ed era
l’unico non impegnato con gli strumenti di navigazione.
Il capitano si voltò. Non cercò neppure di nascondere la sua
espressione di disappunto di fronte al commissario politico.
Ogni nave pattuglia che faceva operazioni di polizia ne aveva
uno.
- Non avevo intenzione di distruggerli, commissario. - Qualche capitano troppo zelante l’ha fatto. Non è uno sbaglio: in fondo sono dei fuorilegge. Ma io devo interrogarli,
possono parlare e denunciare qualcun altro che ancora sfugge ai nostri controlli. Castillo gli dette le spalle, senza rispetto. Sapeva quali erano
i metodi dei commissari per far parlare i prigionieri. E lui
questo non riusciva a digerirlo. La guerra, imbarcato come
primo ufficiale sulla Chronos, l’aveva tenuto lontano dal lavoro sporco che veniva fatto sulla Terra per mantenere l’ordine. Poi, appena passato di grado, era stato assegnato a
65