che corvette spaziali lasciate al controllo in entrata e uscita
le aveva ingannate Wilson.
Il vecchio Wilson era veramente troppo vecchio per scappare e si stava sacrificando per loro. A bordo del suo “Fendi Stelle” modificato si era già tirato dietro tutti i mastini
dell’Imperatore che pattugliavano quel quadrante. E non l’avevano ancora preso.
Se la fortuna avesse proseguito su quei binari, loro avrebbero avuto l’ambita via di fuga.
Certo, la nave che stavano rubando era solo un cargo. Ma il
vantaggio accumulato sarebbe stato sufficiente per trasformare la Terra in un brutto ricordo.
Ossian scrutò oltre il vetro del corridoio: la sagoma del trasporto mercantile che sarebbe diventato la loro “Arca della
salvezza” si stagliava sullo sfondo. Il suo nome, Conestoga,
gli faceva venire in mente i pionieri che erano partiti alla
conquista dell’America, quando ancora si chiamava America.
Rivolse l’attenzione all’uomo accanto a lui. La radio cantò
proprio in quel momento.
- Tutti a bordo: possiamo partire. - Arriviamo, dì a Zac di attivare i motori. - i due iniziarono a
correre. Erano importanti anche i secondi.
- Corvetta di Sorveglianza 23 a stazione Valhalla. Abbiamo
quasi raggiunto la posizione. Potete fornirci ulteriori informazioni? - Non ce ne sono, capitano Castillo. È solo una precauzione.
Sulla Taurus sono confluite troppe piccole navette private.
Temiamo un concentramento di dissidenti per un tentativo
di fuga. - Eravamo impegnati in un’operazione di inseguimento. Una
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