Mi alzo, voglio offrirgli almeno la possibilità di farlo in fretta,
poi vedo un rivolo di fumo bluastro levarsi dal suo collare.
- È disattivato! Manolo, il tuo collare è disattivato! Si ferma a pochi millimetri da me, sento il suo fiato sulla fronte. Mi crede, per fortuna mi crede e inizia a mutare.
Cresce sotto i miei occhi, le placche ossee si fondono tra loro
e il suo collare va in pezzi.
Delle guardie sono salite sul ring, i bastoni elettrici accesi e
si stanno disponendo in cerchio. Guardo quello che ora sembra solo un’informe ammasso di roccia e alzo il viso, esponendo il collo. - Dai Manolo, forza! Afferra il mio collare tra dita giganti e lo apre.
La prima scarica mi arriva alle spalle, un’altra alla coscia.
Chiudo gli occhi e sento Manolo gridare, lo stanno colpendo.
Mi volto verso il nostro padrone, indietreggia di un passo,
portandosi dietro alla linea gialla che inibisce i nostri movimenti. Mi prendo anche il lusso di sorridergli, prima di saltare.
Quando si rende conto dell’inutilità del suo gesto, la sua testolina di cazzo è stretta tra le mie dita. È vero bisogna morire molte volte, ma a te ne basterà una sola.
Salto.
Sento solo il rumore, come di spugna strappata e quando
compaio di nuovo accanto al mio amico, il capo del nostro
aguzzino è ancora tra le mie mani, mentre il suo corpo cade,
dieci metri più in là.
Almeno tre bastoni elettrici sono schiacciati contro la pelle
dura come il marmo di Manolo.
- Gira! - Lo incoraggio.
Ripete la mossa che lo ha reso famoso, e ruota quella coda
che adesso è una sorta di colonna e spazza via le guardie che
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