bitro inizia a contare.
Sollevo lo sguardo sul tabellone, il sangue mi copre gli occhi,
ma il mio nome è scritto a chiare lettere anche per l’incontro
successivo.
Mi trascino al mio angolo cercando di riprendere fiato, Manolo sta temporeggiando ma la folla lo ha notato e inizia a
fischiare e a tirare oggetti nel quadrato.
Il mio amico mi lancia un’occhiata.
Il tappeto è coperto dai bicchieri di plastica e cartacce e il
vociare è sempre più forte.
Mi sollevo, aggrappato alle corde e guardo il mio compagno.
So quello che accadrà e lo sa anche lui.
Tra pochi istanti una scossa elettrica arriverà al suo collare.
Un avvertimento, e lui dovrà decidere se salvare la sua pelle
o la mia.
Non voglio che sia lui a farmi fuori.
Uno dei guardiani mi passa accanto e la sua attenzione è tutta per la folla che sta reclamando un corpo morto.
Mi sporgo e afferro il suo bastone elettrico.
Il gesto è quasi automatico, sfilarlo al bastardo e puntarlo
all’unico punto scoperto della pelle di Manolo è solo un movimento.
La scarica lo coglie alla gola, dove avevo mirato.
Un rumore forte e acuto esplode, un secondo dopo sono le
luci a farlo e rimaniamo al buio.
Tra i gridolini della gente, la voce del nostro aguzzino si alza
sopra le altre.
Le luci di emergenza si accendono quasi subito e la folla urla
il mio nome. Pazzi. Solo un branco di pazzi, figli di puttana.
Mi aspettavo di vedere il mio amico svenuto, invece è una
furia e sta correndo verso di me.
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