Magari affacciandomi, scorgo qualcosa.
- Ho pagato quasi seicento carte per vedere dei veri Plusgene combattere, se non c’è l’incontro, rivoglio indietro i miei
soldi. E brava la stronzetta, arrabbiati, vai a chiedere il rimborso,
così posso andarmene.
Si è innervosita parecchio, se convince anche gli altri sono a
cavallo.
- Ha ragione Lucrezia, ci hanno preso in giro. Andiamo a chiedere il rimborso, oltretutto qui fuori si soffoca! Non mi sporgo ancora, voglio aspettare che il ticchettio delle
scarpe cremisi sparisca.
Riesco ad affacciarmi afferrando le sbarre di questa specie
di finestra, e sorpresa delle sorprese, l’unica cosa visibile oltre all’arena è un palazzo di una trentina di piani. Fisso una
finestra in alto, da cui non proviene luce.
Il mio corpo perde consistenza e peso, fluttuo nel nulla, ma
sono solo pochi attimi, fa freddo.
Come sempre.
In meno di un battito di ciglia avvampo. Il lieve formicolio
che si dipana dalla punta delle dita mi avvolge, ora non sono
più formiche ma scorpioni e ratti e mi stanno mordendo. Il
petto brucia e il cuore pompa come se dovesse scoppiare.
I morsi diminuiscono di intensità e rimane solo un ronzio
cupo.
Sono nella stanza che avevo guardato.
È questo dannato collare a produrre le anomalie e tutto questo dolore. Materializzarmi era naturale come correre e altrettanto facile, un tempo.
Sembra passato un secolo.
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