cora sommerso nella terra dalla cintola in giù, il titano notò
la lucertolina che casualmente era rimasta intrappolata sotto la sua mano. Dokoko sorrise come solo un titano infernale
può fare, avvinghiò Tiamath con l’altra mano e lo schiacciò
come un frutto maturo.
Il Canto, possente vibrazione dell’Ordine del Tempo, millenario fascio di innumerevoli identità consonanti alla Grande
Voce, da eoni investiva con regolarità e coerenza la massa
planetaria del corpo dell’Arconte Eren-eren-eren. E improvvisamente qualcosa nel Canto mutò. L’onda principale, il
vettore primario del discorso cosmico, era scosso da nuove interferenze. L’armonia dei pesi e delle misure non era
più stabile. Nuove dissonanze erano percettibili nel flusso di
substrato mentre la vibrazione primaria, risultando incomprensibile, privava l’Arconte dei consueti punti di riferimento stabiliti. L’Arconte soppesò il significato della variazione,
analizzò le configurazioni gravitazionali corrispondenti ai
regni degli Arconti Maggiori che confinavano con il suo. Sommo stupore pervase lo spirito dell’Arconte quando, contemplando, constatò che le disposizioni astrali corrispondevano
alla profezia che, milioni di eoni prima, era stata diffusa negli spazi siderali dall’Arci-arconte Xa-Ya-Xa-Ya, Gran Tutore
e Dominatore dell’Equilibrio dell’ammasso galattico in cui
dimorava, in ellittico pellegrinaggio, anche Eren-eren-eren.
Nuove frequenze si diffusero come un’onda. Eren-eren-eren
avvertì il disagio di molti pianeti che, attraverso fasci di radiazione ultraluminosa, già strepitavano a causa delle prospettive sui nuovi equilibri che si sarebbero venuti a creare
con questo sconvolgimento. Le invisibili linee di relazione, le
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