tar! Prodontar! - Le parole del Sommo sacerdote Ratto riecheggiavano nelle ampie sale del Tempio, mentre le sue vesti
scarlatte volteggiavano, seguendo i suoi ampi gesti liturgici. Trenta accoliti Ratto accompagnavano il cerimoniale con
squittii codificati. Un grande braciere era stato posto nell’abside e veniva continuamente alimentato con olii leggeri. Il
braciere era circondato da uno schermo convesso d’argento
che concentrava la luce del fuoco e produceva un fascio puntato verso un massiccio cristallo, il primigenio, un diamante
grezzo grande quanto la testa di un toro, posto alla sommità
di una tozza colonna d’argento. Il Sommo sacerdote Ratto
estrasse il coltello sacrale e lo mostrò alla folla degli accoliti.
Con il coltello in alto ben in vista, riprese la sua litania.
- Seberol Doka, Ghideon Gramal, Astarian Vaas. Bie suete kal
dorteston, stefron stasseon prodontar! Prodontar! –
Strepitò sempre più istericamente, vorticando su se stesso.
Al termine della quinta ripetizione del canto si arrestò, puntando la lama verso il petto di uno degli accoliti. Il prescelto
si fece avanti, timoroso e infoiato, sospinto dai compagni. Il
Sommo sacerdote lo sventrò e raccolse le viscere in un cesto. Ripeté la sequenza per cinque volte e cinque ceste furono ricolme di interiora di Ratto. A quel punto il sacerdote
intonò un canto diverso. Da una porticina laterale apparvero altri accoliti che portavano due gabbie d’argento. Alanna,
una vergine fanciulla umana, occupava la prima, una piccola
cavalla bianca la seconda. Gli accoliti estrassero la fanciulla
dalla gabbia e la condussero al Sommo sacerdote trattenendola per i polsi e per le caviglie. Il sacerdote la sgozzò, raccogliendo il sangue in una ciotola. Della cavalla conservarono il
cuore. La schiera di accoliti imbracciò dei rozzi tamburi e la
sala del tempio rimbombò di un ritmico tam tam. Il Sommo
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