concedere un breve riposo. Le tenebre erano complete ma,
nell’oscurità, era passata una lucciola. Non ultimo fastidio di
Hagar era la cacata che avrebbe volentieri voluto rilasciare.
Non voleva cacare nell’armatura, odiava troppo la puzza di
merda per sopportarla per un giorno intero. Preferì trattenerla pensando già alla sera, quando finalmente l’incursione
sarebbe finita e avrebbe potuto godersi il nuovo bottino di
Torund, le femmine rapite dai villaggi di Torund, il banchetto a base di bestie di Torund e anche una bella cacata alla
faccia di Torund.
Il loro piano era semplice ma efficace. Dovevano vendicarsi della piccola Alanna che quel farabutto di Torund aveva
rapito insieme alla sua cavallina bianca. Avrebbero perciò
attraversato con gran sforzo tutto il bosco dei sussurri, di
notte, e raggiunto il cuore delle terre di Torund al mattino,
attaccare i villaggi e depredarli, rimontare a cavallo e tornare al maniero di famiglia per sera. Un piano geniale nella sua
semplicità, uno schiaffo a quel rottinculo di Torund.
Hagar figlio di Hugor, diede il segnale. Gli uomini risalirono
silenziosamente sui cavalli e partirono al trotto, oltrepassarono degli arbusti e si ritrovarono in una radura. Un uomo
stava menando fendenti d’ascia contro un abete. Un ragazzino magrolino e sporco era seduto su un tronco marcio.
All’apparire dei cavalieri il boscaiolo e suo figlio scattarono
via come lepri. Hagar figlio di Hugor sorrise, spronò il cavallo mentre sfoderava la spada e puntò verso il ragazzino. Il
massacro iniziò quando la testa di Mitcha, spiccata di netto,
volò sul terreno schizzando sangue.
Aveva camminato per tre notti. Lasciata la sua dimora alla
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