bera di Gorg.
- Il sole è sorto. Ora dobbiamo andare a legna. Movete. –
E così Mitcha si mosse. Stiracchiandosi e sbadigliando uscì
dal loculo dove c’era il suo giaciglio di paglia e corse a pisciare. Gli piaceva il fresco mattutino sull’uccello, lo stuzzicava.
Mitcha aveva solo otto stagioni sulle spalle, ma aveva già capito che l’uccello non serve solo per pisciare. Gorg apparve
dietro la baracca dove dormivano, già con l’ascia in mano e
coperto dalla pelliccia d’orso.
- Movete Mitcha, prendi ceste e sega, sennò ti bastono. - Mitcha non amava essere bastonato, perciò fu lesto a correre
nella loro catapecchia, prendere un pelliccione per il freddo
e afferrare le ceste di vimini vicino al focolare. Prima di prendere la sega si concesse il tempo per dare un pizzico forte,
da livido, a sua sorella maggiore Morge. La odiava. Era più
piccolo di lei e nelle zuffe le prendeva sempre. Mitcha afferrò la pelle con le dita a tenaglia e digrignò i denti dallo sforzo. Morge urlò di dolore, ma non reagì abbastanza in fretta.
Cercò di schiaffeggia