ce a terra, ai piedi della scrivania, con il collo spezzato. Tutte
le angolazioni delle foto e la ricostruzione 3D non cambiano
il fatto che il professor E. Brown, capo della più grande multinazionale della storia della robotica, sia a terra con il collo
spezzato.
Certo, non è una delle scene più cruente che abbia visto durante la mia carriera, ma non posso fare a meno di sentirmi
lo stesso a disagio. Cerco di accedere alla registrazione delle
microcamere di sicurezza, ma mi dà errore. “File Inesistente” lampeggia il piccolo schermo del taccuino, cercando di
farmi desistere dal continuare a provare.
Una gomitata mi raggiunge dritta fra due costole, facendomi
trasalire.
- Oh, Anderson, finiscila! - mi rimprovera Smith. In mano ha
già il suo Gotto Pangalattico. - Non si porta il lavoro al Douglas Pub. Vorrei avere la sua tranquillità, ma questo caso mi ha reso
inquieto. Gli mostro il mio taccuino e il lampeggiante avviso
“File Inesistente”. - Hanno cancellato i file di registrazione? Smith appoggia il Gotto Pangalattico sul bancone.
- Sì e i backup. E i backup dei backup. Non c’è neanche la più
piccola traccia, non è rimasto un solo byte di quelle registrazioni. - Pensi sia stato l’androide? -
Il mio collega fa spallucce. - Io non penso niente, ma è probabile. - Perché un androide dovrebbe cancellare delle registrazioni? - chiedo, perplesso. - Quelli della Butterfly Corporation
hanno un riprogrammatore del DNA, in pratica possono assumere le sembianze di chiunque. E poi il numero di serie,
che è quello che conta, lo abbiamo avuto lo stesso. -
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