ad uscire.
Ricordavo con nostalgia quando da bambino sognavo di sviluppare dei superpoteri: ancora una volta l’arroganza, la volontà di primeggiare, elevarsi al di sopra degli altri; ora che
la mia arroganza aveva avviato lo sviluppo di questa incontenibile empatia, ero condannato alle manie di persecuzione.
Ma erano davvero tali?
Ero arrivato ad uno stadio di rassegnazione nel quale mi abbandonavo agli eccessi cercando di non pensare troppo, ma
ottenendo l’effetto contrario, la mia mente alterata era ancora più ricettiva.
Un paradosso, come era paradossale il modo in cui la vita
continuava a scorrermi addosso: come potevano apparire
tutti ignari di quello che mi stava accadendo, eppure tutti
sembravano complottare alle mie spalle? La mia paura mi
impediva di parlarne a chiunque, anche dietro l’amico più
fidato poteva nascondersi un nemico, e nel migliore dei casi
mi avrebbe solo ritenuto pazzo.
E a pensarci adesso, fu ancora una volta la mia arroganza a
impedirmi di diventarlo.
Sarebbe bastata una più bassa considerazione di me per convincermi di essere folle.
L’incontro con Silvia fu la mia salvezza, ma ci volle del tempo
per rendermene davvero conto.
Non me innamorai a prima vista, ma solo per colpa della mia
alienazione. Dopo che un paio di sorrisi innocenti mi fecero
abbassare per un attimo la guardia, il suo pensiero invase la
mia mente, sovrastando con forza tutti gli altri.
La paranoia restava nell’aria, ma la voglia di lei era troppo
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