tecchi. - Punk e gotiche, con capelli da spaventapasseri, la mini e
le calze smagliate: me lo fanno rizzare. - Vuoi ancora andare a casa? - Mah, forse è meglio se restiamo un po’. - Bevve ancora un sorso
dalla mia birra. Agitò lievemente la testa a suon di musica.
Infine arrivarono le “gemelline omoziGotiche”, come le avevano soprannominate nell’ambiente. Loro sì che erano creative in
quanto a look. Quella sera si presentarono con lunghi capelli
tinti di nero tirati all’indietro, con meches verdi e porpora, tenuti con fermagli a forma di teschio e foulard di trine. Erano
accuratamente rasate a zero quattro dita sopra le tempie, alcune
treccine fini si agitavano, come se avessero vita propria, ciondolando davanti alla faccia. Fondotinta candido, pesante trucco
gotico, innumerevoli piercing, anelli e orecchini, adornavano i
bei visetti da bambole di porcellana. Lenti a contatto fluorescenti conferivano al loro sguardo un inquietante tocco psicotico.
Erano minute; poco più di un metro e sessanta, ma così carine.
Non mi sarei mai stancato di guardarle e di averle attorno. Per
l’occasione indossavano camicette dei NIN e giacche di vinile in
stile cyber, con innumerevoli cerniere, badges e borchie. Le calze a rete con maglie fini indossate sui collant bucherellati e gli
immancabili anfibi, completavano la mise rigorosamente nera.
Si erano accostate a noi, vicino al bancone. Eric le sbirciava sorridendo.
- È un fratellino minore che hai portato dalla Spagna? - s’informò Chantal.
- No, è un amico. - risposi.
- Carino. - Osservò Anais, gli si avvicinò e prese a esaminarlo
minuziosamente. Eric, rimase a testa bassa. Le attenzioni della
gemella lo innervosivano: il braccio sfarfallava fuori controllo.
- Cosa fai con la mano? - domandò lei, candidamente.
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