- Parigi è piena di belle gnocche che non vedono l’ora di metterti
le mani addosso, lo sai? Ma già, come fai a saperlo: tu non esci
mai. Eric si era preparato un angolino con bicicletta statica, manubri e banco per gli addominali. Si teneva in forma a modo suo.
Aveva una lampada UVA, così non era obbligato a uscire troppo
spesso a prendere il sole.
- Hai presente 2001 Odissea nello spazio? - diceva - Gli astronauti che andranno su Marte vivranno proprio come me. - Non andremo mai su Marte. - Lo stuzzicavo.
- Sì, invece, vedrai che ci andremo. - Assicurava lui indispettito.
Il giorno del suo diciottesimo compleanno sua madre ed io lo
convincemmo a lasciare l’astronave. Me lo portai a fare un giretto nei locali e nei negozi nel quartiere della Bastille. Era una
bella giornata di primavera, si celebrava la festa della musica:
chiunque avesse voluto avrebbe potuto suonare per le strade, nei
locali e nelle piazze. C’era un mucchio di gente allegra, vestita in
modo piuttosto strano, tutti si sforzavano di apparire felici ne
“Le Jour de la musique.”
Eric, all’inizio, sembrava seriamente angustiato e ripeteva come
un disco rotto sempre la stessa cosa:
- Quando torniamo a casa? In seguito, le strade si animarono tanto da non riuscire quasi
più a camminare. C’infilammo nel “P’tit agité” un bel Disco Pub
dove facevano la musica che piaceva a noi. Eric finalmente si
calmò un poco. Gli feci bere la prima mezza birra della sua vita:
lui parve gradire l’effetto ma non il sapore.
- Sembra piscia di vacca congelata. Eh, eh. - Commentò con la
testa inclinata, guardando per terra.
- Di’, Eric, hai visto quante belle leprotte ci sono in giro? - Sì, sì! Ce n’è un mucchio. Eh, eh. - Confermò lui spiando di sot31