in possesso di tutte le nostre facoltà mentali, definiremmo sana.
Tende il braccio armato e malfermo, lo punta alla mia testa con
uno sforzo titanico, mentre il suo cuore accelera violentemente.
- Non sono un assassino. - mormora con la voce incrinata dall’esitazione. - Non pensavo che un giorno avrei ucciso qualcuno.
Ma devo farlo… perché tu sei un’anomalia, capisci? Sei un’anomalia da estirpare ed eliminare. Se ti uccido, ciò che ho perso mi
verrà restituito. - Non ci conterei se fossi in te. Ma fai pure. Per me la morte è
una liberazione. Lui emette una risatina contratta, nervosa, - Davvero? - dice.Allora non sono l’unico pazzo, qui dentro. Voci contrastanti mi rimbalzano fra le pareti del cranio, e una di
esse dice che potrebbe aver ragione. Magari sono davvero un’anomalia della natura ed è giusto che si proceda alla mia eliminazione. Non solo sarei libero, ma farei un favore all’intera umanità. Farei un favore a tutti voi. State comodi, non c’è bisogno che
mi ringraziate.
Lo vedo allungare il dito indiceper fare pressione sul grilletto, ed
ecco il suo cuore sobbalzare di nuovo, nell’attimo precedente allo
sparo. Se una scarica di terrore, o di voglia di vivere o di quello
che vi pare, mi colpisse in questo momento, potrei ancora anticiparlo e gettarmi a terra, per poi sgattaiolare via approfittando
dell’incertezza delle sue dita insensibili. Ma c’è anche la possibilità che il rinculo dello sparo lo faccia sbilanciare all’indietro, la
sua postura è tutt’altro che salda, e questo mi consentirebbe di
assalirlo e disarmarlo con estrema facilità.
Lo guardo negli occhi, senza sbattere le palpebre. La pistola trema ancora mentre la sua mano regge il nulla, un vuoto a forma
di rivoltella. Poi arriva lo sparo, assordante, netto, talmente percepibile che potrei disegnarne i contorni nell’aria.
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