piazzò la bomba.
Il titano con un’incredibile velocità giunse ai margini di Karak. Fasci enormi di energia venivano generati dalla sua fronte
colpendo e distruggendo la città portuale. Arrak scalò a fatica
il braccio fino alla spalla del titano. Guardandosi intorno vide
quella che sembrava la sua fonte di energia al centro dell’enorme
fronte e impugnando la sua fidata daga saltò fino a raggiungerla.
Caricò il colpo pronto a morire nel gesto ma, un istante prima di
vibrarlo, sentì una sensazione di pericolo e si abbassò scansando
giusto in tempo una lama che lo avrebbe altrimenti decapitato.
Girandosi vide Enmerkar, il Re meccanico.
I due si osservarono torvi.
- Adesso ti ucciderò e porrò fine al tuo regno in nome di tuo figlio Gilgamesh!
- Sciocco. - rise Enmerkar imponendo la mano verso di lui. - Tu
non puoi nulla contro di noi!
Arrak gli balzò addosso in un secondo colpendo con la daga.
- Non mi controlli più!
Enmerkar sgranò gli occhi - No! Non può Essere!
I due si scambiarono una serie impressionante di colpi sulle ampie spalle del titano, Arrak doveva tenersi con una mano al lato
dell’enorme testa e i suoi fendenti ne risentivano mentre oscillavano nella follia del colosso; il Re meccanico si teneva aggrappato con degli orrendi artigli che aveva sfoderato al posto dei piedi,
saldamente piantati nel metallo. Colto uno spiraglio Arrak colpì,
ma Enmerkar schivò abbassandosi grazie al movimento improvviso del gigante, la daga rimase piantata nel lato della testa del
colosso e il Re tagliò di netto il braccio che la impugnava. Arrak
non sentì dolore ma solo rabbia cieca, e allora decise. Approfittando del momento in cui il titano si fermò per un attimo, lasciò
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