do da un albero all’altro mentre il più potente ma impacciato
Gothar riusciva a menare pochi fendenti con la lunga spada. I
pugnali del prete avevano già assaggiato la carne del Demone
in più punti quando, dopo l’ultimo contatto, Gothar riuscì ad
afferrare per un braccio il Serpente e a trascinarlo con se giù dal
tronco orizzontale sul quale si posava. I due caddero avvinghiati, lottando e sbattendo ad ogni albero che incontrava la loro
caduta. Le mani del Demone si serrarono sulla gola del prete e
quando il giardino fu finito, per puro caso entrarono nel corridoio, ormai un pozzo, dal quale erano emersi.
Aveva raggiunto la torre. Arrak grazie agli eroici Lupi aveva compiuto un’impresa sovrumana, un mare di cadaveri costellava infatti il loro cammino. Ma i robot tornavano ogni volta a rialzarsi,
ristabiliti dalle macchine che li alimentavano. Schiacciati sotto
la torre i Lupi rimasti capirono il loro destino, accerchiati come
erano dalle Furie. Arud sorrise.
- Una degna morte ci attende!
Arrak si avvicinò per piazzare la bomba. I guerrieri erano colmi di ferite e il Caduto, il cui corpo era visivamente illeso, era
ugualmente spossato.
Dalla sommità della torre Enmerkar guardava giù la battaglia.
- Dannato Enkidu, non vuoi proprio capire! È ora di finirla!
Grandi Dei antichi! Scatenate il vostro campione!
Il Re meccanico alzò le braccia e i comandi attaccati al suo corpo
emisero degli impulsi. Tutte le nano macchine libere presenti sul
campo di battaglia smisero di rigenerare gli scheletri e sprofondarono nel terreno. La terra iniziò a tremare e Arrak guardò con
occhi sgranati cosa accadeva. Il suolo metallico della discarica
crebbe, come un monte creato dal nulla. Le parti metalliche si
cercavano e si collegavano mentre qualcosa di titanico prendeva
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