il più in fretta possibile. Siamo stati sicuramente avvistati Hirsch non rispose nemmeno e si gettò a capofitto verso la zona
adibita al personale da sbarco, fortunatamente meno danneggiata di altri settori. Mentre si dirigeva, provò a contattare il Sergente Mjolker per vedere se i messaggi neurali funzionavano ancora. Lo trovò che stava sbraitando verso alcuni soldati intenti
a ormeggiare sugli esoscheletri. Hirsch indossò il proprio e immediatamente Goofy si sincronizzò con i biomeccanismi della
tuta.
In pochi minuti raggiunsero un tubo di lancio e, come un Galeone del XVII secolo, l’AURIGA sparò una bordata, non di palle
di piombo ma di soldati ultra tecnologici.
Dagli esoscheletri l’ incrociatore sembrava un’enorme barra
nera fumante. Gli incendi non erano stati ancora spenti del tutto.
Forse i sistemi a questo preposti non si erano riattivati completamente. Dodici piedi terrestri toccarono il suolo alieno circa sei
minuti dopo il lancio. Il pianeta era grosso modo grande quanto
la Terra, cosicché anche la gravità non differiva in maniera incisiva. Erano a circa cinquecento metri dai resti bruciati della
navetta.
Dalla Sala Tattica dell’AURIGA la spedizione era osservata con
vivo interesse.
- Qui Hirsch. Siamo in vista dell’obiettivo. Nessuna traccia apparente del pilota, né di nessun altro. Voi vedete qualcosa? - Negativo Hirsch. I sensori sono molto danneggiati, ma l’ analisi termica non rileva nient’ altro che il nucleo del motore della
navetta. Procedete però con cautela. Cercheremo di coprirvi con
le poche armi che siamo riusciti a riattivare - Ricevuto Lentamente la squadra di incursori si avvicinava al relitto. Sembrava tutto immobile, quando dal nulla comparve un uomo, o
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