Ellerbloum in persona stava pilotando l’AURIGA, mettendo
in atto tutti i propri sforzi per cercare di mantenersi in quota.
Qualche telecamera funzionava ancora e stavolta le immagini
della superficie arrivavano più nitide che mai. Ma nessuno ora
ci badava. Ci si accorse che molti erano morti durante l’ integrazione, perché il mancato flusso di energia aveva impedito il
funzionamento della strumentazione, tagliando anche l’ unica
fonte di supporto vitale che un organismo integrato doveva avere. Dappertutto si vedevano corpi orribilmente mutilati da cavi
e tubi parietali, trasformatisi in trappole mortali.
Ma il peggio era ormai superato. Pur con considerevoli danni
strutturali, l’AURIGA aveva superato la zona di schermatura e
non stava più precipitando. I detriti staccatisi dalla nave erano
precipitati sul Pianeta come frecce infuocate, alcune più grosse
di altre, causando delle esplosioni una volta toccato il suolo. Che
appariva incredibilmente inospitale.
La superficie era un insieme di distese rocciose, con solchi profondi molti metri e lunghi chilometri. Un panorama simile a
quello terrestre, quindi. I crateri dei detriti sembravano delle cicatrici su un volto già martoriato. Stava albeggiando.
Hirsch strappò tutti dal momentaneo stupore:
- Ecco il velivolo di Hawck! Laggiù! - indicando una massa nera
più densa.
- Hawck, ci ricevi? Sono il Comandante Ellerbloum. Siamo venuti a portarti a casa -. Non ci fu risposta ma si riuscì a intravedere una strana figura di fianco al relitto della navetta, che sembrava si stesse muovendo. Le telecamere non erano completante
funzionanti ed era impossibile aumentare lo zoom.
Il Comandante si rivolse a Hirsch:
- Responsabile Operativo! Si metta al comando di una squadra
di sei incursori in esoscheletro e veda di trovare il pilota. Faccia
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