zor invitò la Lupa a precederlo.
- Non ci penso nemmeno, cammina dinnanzi a me! - ringhiò la
donna.
3. Le Terre Perdute
I vicoli della città di Karak sfilarono rapidi mentre i tre avanzavano lesti, guidati dall’ immane figura della torre stagliata contro la luna all’orizzonte verso sud. La città di pietra e fango era
sconvolta da incendi e urla che lumeggiavano le calde tenebre.
Arrak si fermava spesso, facendo cenno al prete e alla Lupa di
nascondersi. Altri scheletri perlustravano la città dai tetti, tempestando di proiettili o scariche di fuoco qualunque cosa attirasse la loro attenzione. Il principe sembrava percepirli in anticipo,
ma per quanto Janara si sforzasse, non riusciva ad individuarli
come Arrak. Nezor invece avanzava con un ghigno stampato sul
volto, come se tutta la storia non lo riguardasse. A metà del loro
cammino verso l’ uscita della città, videro una stalla in fiamme
con una mezza dozzina di cavalli che scalpitavano tra il rogo. Il
principe si avvicinò furtivo alle bestie poi, liberate le loro redini,
ne calmò tre con parole ferme, in una lingua sconosciuta che
aveva il sapore di ere antiche.
- Avevamo anche noi dei cavalli. - il suo sguardo si fece cupo
- Dobbiamo sbrigarci ad uscire se vogliamo evitare quei dannati!
Arrak saltò in groppa ad uno stallone fulvo, Nezor prese il cavallo nero e Janara saltò sul bianco rimasto. Spronate le cavalcature,
procedettero a gran velocità tra le macerie dei vicoli della città condannata. Improvvisamente Arrak lanciò un urlo. La lupa
girandosi di scatto vide uno degli scheletri meccanici seguirli
fluttuando nell’ aria ad una incredibile velocità, mentre il cavallo
nero con Nezor scattavano in un vicolo laterale lasciandoli soli.
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