mura del palazzo. Janara con gli occhi sgranati, saltò dietro le
stalle, ormai convinta che le Furie degli dei fossero calate sulla
terra. Asthur in preda all’ ira, estrasse una costosissima pistola
a impulsi dalla veste e scaricò diversi fasci di energia sul robot.
Dove i colpi fecero centro lasciarono grossi danni, ma sotto gli
occhi sbalorditi di tutti, le parti mancanti si riallacciaronocon
uno sferragliare di fili metallici a ricongiungere le parti rotte.
Poi, come se lo scheletro avesse assorbito l’energia della pistola, aprendo il palmo della luccicante mano, emise simili fasci di
energia verso il palazzo aeroplano, in risposta al fuoco nemico.
L’enorme esplosione rischiarò la notte.
A poco a poco, l’ udito ritornò, smorzando la calda sensazione ovattata. Il Serpente scrollò la testa mentre il suo corpo era
disteso tra le macerie del palazzo in fiamme e la mano sinistra
ancora ammanettata. Intorno il silenzio era rotto da boati e urla
distanti, come se la battaglia si fosse spostata in diversi centri
della città. Tutto era come gli aveva detto il suo signore. Attendeva solo la fine. Lo scheletro entrò nel suo campo visivo, con gli
occhi che brillavano.
- È arrivato il tempo dei Caduti. Fai quello per cui sei giunto da
tanto lontano. - sentenziò Nezor.
Janara saltò in piedi dopo che il boato l’ aveva fatta crollare al
suolo e vide la sua unica speranza sul baratro della morte. Il prete era disteso tra le macerie della punta dell’ aeroplano, agganciato alla struttura sepolta che ancora lo tratteneva per un polso.
L’ inquietante Furia, così come era riuscita ad identificarla, era
ormai ad un passo da uccidere l’ unica persona che avrebbe potuto salvare suo padre. Bloccata in un assurdo incubo divino,
non riuscì a muovere un muscolo mentre lo scheletro meccanico calava il sipario sul prete incatenato. Ma in quel momento
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