be stato obbligato dalle sue tradizioni a condurre il Gobbo finoallastatua diUtnapishtim. Non poteva permetterlo, le speranze
di mettere lei le mani sulla cura per il suo re sarebbero state nulle.
Valutò la situazione. Si era posizionata sul casotto delle guardie,
tra le ombre delle merlature passando per le zone oscure offerte
dalle scarse torce. Adagiato al suolo vicino allo scolo delle fogne
da cui era emersa, il corpo di una delle deformi guardie giaceva
privo della sgraziata vita, con la gola perforata dalla sua lancia. A
lui aveva tolto il fucile semiautomatico, che ora impugnava con
la sinistra. Poco abituata a quelle armi antiche, non aveva dimestichezza con loro, ma sapeva che con esso poteva bilanciare le
sorti della battaglia. Due Demoni alzarono la testa del Serpente,
sbattendogli sotto al naso la pelle che gli avevano scorticato dalla schiena. Poi gli liberarono una mano per farlo firmare col suo
sangue. Il prete afferrò la ricca penna di volatile, con la punta
in argento. La avvicinò alla pelle inscritta, ma improvvisamente
mormorò lievemente qualcosa. Il Demone più vicino, un’oscena
parodia di un uomo, si abbassò per ascoltarlo. Il movimento fu
così veloce che solo la Lupa riuscì a percepirlo mentre il Demone, con la gola forata dalla piuma, si accasciava al suolo. Ashtur
urlò, comandando al secondo Demone di scagliarsi sul prete. Janara non attese un secondo di più. Con uno sforzo muscolare scagliò la lancia per i venti metri che la separavano dal tetto
del palazzo prendendo in pieno petto il Deforme che caricava il
Serpente. Dal casotto sotto di essa emerse un nutrito gruppo di
guardie attirate dalle urla. La Lupa scaricò l’ intero caricatore sopra le loro teste. Poi, lanciando l’ inutile arma, saltò gridando tra
i pochi superstiti, avvitandosi su se stessa. Con un calcio spezzò
il collo del primo su cui cadde e rotolando a terra lo trascinò
con se. I Demoni sulle mura iniziarono a fare fuoco e lei usò il
corpo della guardia come scudo. Appena le raffiche terminaro24